domenica 2 novembre 2008

Biografia


Credo che, per iniziare a parlare di A.B. Yehoshua e della sua opera, sia necessario iniziare con una biografia.
Al decimo tentativo, dopo essermi accorto di stare costruendo bizzarri copia-incolla da siti più o meno attendibile, ho deciso di postare questa biografia.
Realizzata dalla Professoressa Trevisan -Semi (Università Ca' Foscari di Venezia), la biografia è stata pubblicata in occasione del convegno sull'opera dello scrittore israeliano intitolato "Sguardi Incrociati" (Venezia, 2005) Da questo convegno è stato poi tratto il volume "Leggere Yehoshua" (Einaudi 2007) essenziale per un approccio critico all'opera dello scrittore israeliano.




A. B. Yehoshua è considerato, assieme ad Amos Oz, il maggior e più premiato scrittore israeliano contemporaneo (per l'elenco dei premi ricevuti e i titoli dei romanzi pubblicati vedi la lista che segue). E' da alcuni anni uno dei candidati possibili al premio Nobel per la letteratura. Nato a Gerusalemme nel 1936 da famiglia che per parte paterna risiedeva a Gerusalemme da diverse generazioni e per parte materna da madre che era emigrata dal Marocco è uno scrittore di evidenti origini sefardite che si è successivamente stabilito a Haifa dove è attualmente professore ordinario di letteratura comparata nella locale Università. Assai amato in patria, seguitissimo all'estero dove è noto anche il suo impegno pacifista (membro di Shalom Achshav e impegnato nei processi di pace) Yehoshua rappresenta una figura di intellettuale a tutto campo. Romanziere e saggista, autore anche di racconti e di pièces teatrali è dotato di una ricca vena creativa unita a una solida tecnica del narrare e di una poetica personalissima che è stata definita da G. Morahg "simbolismo realistico" e che è stata ben delineata fin dagli esordi, a partire dal suo primo racconto "Morte del vecchio" (1957) che tradussi e introdussi, a suo tempo, in un saggio (Senso della morte e morte del senso nel primo racconto di A. B. Yehoshua, Firenze, La Giuntina, 1989). La narrativa di Yehoshua è stata tradotta in 22 lingue e da molte delle sue opere sono stati tratti film, messe in scena pièces teatrali e musicate opere. Il romanzo Mar Mani (1990) (Il Signor Mani, Torino, Einaudi,1994 trad. it. di Gaio Sciloni) considerato dalla critica internazionale il suo capolavoro e per il quale gli è stato assegnato il maggior riconoscimento letterario del suo paese, ha dato origine a intere biblioteche di saggi critici. Ha già ottenuto una laurea ad honorem in Italia dall'Università di Torino nel 1999 e, tra gli altri, il premio Grinzane Cavour nel 1994. Ha contribuito all'innovazione delle forme narrative scegliendo formule come quelle del romanzo a più voci in Ha-meahev (1977) (L'amante, Torino, Einaudi, 1990, trad. it. di Arno Baehr) e Gerushim meuharim (1982) (Divorzio tardivo, Torino, Einaudi, 1996, trad. it. di Gaio Sciloni) o del dialogo mancante come in Mar Mani. La famiglia e i conflitti che si sviluppano al suo interno, diviene microcosmo della società israeliana, si veda in particolare Ha-shiva me-Hodu (Ritorno dall' India, Torino, Einaudi, 1997, trad. it. di Alessandro Guetta e Elena Loewenthal). Negli ultimi romanzi Masa el tom ha-elef (1997) (Viaggio alla fine del millennio, Torino, Einaudi, 1998, trad. it. di Alessandra Shomroni), Ha-Kallah ha-meshahreret(2001) (La sposa liberata, Torino, Einaudi, 2002, trad. it. di Alessandra Shomroni) e Shelihuto shel ha-memuneh al mashave enosh (2004) (Il responsabile delle risorse umane, Torino, Einaudi, 2004, trad. it. di Alessandra Shomroni) Yehoshua ha affrontato maggiormente le tematiche della diversità. In Viaggio alla fine del millennio è la diversità degli ebrei del sud (sefarditi/orientali) rispetto agli ebrei del nord (ashkenaziti/europei) che diviene il filo conduttore del romanzo, caratterizzato da una forte carica ironica: il tempo è quello dell'alba del primo millennio nel 998 e la voce è quella degli ebrei del sud più tolleranti di quelli del nord, rigidi e bacchettoni. In La sposa liberata, il protagonista è un professore di storia del Vicino Oriente dell'Università di Haifa, la città più multiculturale che vi sia in Israele chiamato a confrontarsi con la realtà della presenza della comunità araba di cittadinanza israeliana (in particolare gli studenti che frequentano i suoi corsi) e con quella dei territori sullo sfondo dei miti fondanti le diverse identità. Nel corso delle narrazione l'ebraico viene interrotto a più riprese dall'arabo che viene inserito direttamente nel testo determinando sconcerto nel lettore che si trova anch'egli confrontato alla diversità. La struttura circolare eritmica che spesso caratterizza le sue opere conferisce anche a questo romanzo una struttura narrativa ricca di fascino e musicalità che accompagna e rassicura il lettore in questo viaggio assieme al diverso in un tempo, quello della post-modernità nel quale la frammentazione identitaria e la diversità ne sono le peculiarità. Questo romanzo come Il signor Mani sta suscitando una vastissima letturatura critica ed è in corso una trasposizione a livello operistico. Nell'ultimo romanzo, Il responsabile delle risorse umane, il mistero della morte di una lavoratrice immigrata dell'Europa orientale e della quale si conosce poco più che il nome (Yulia Regajev), avvenuta in seguito ad un attentato kamikaze nel centro di Tel Aviv, spinge il protagonista ad una ricerca della vera identità della lavoratrice immigrata, in preda a forti sensi di colpa. E' un romanzo, che come ci richiama il titolo, insiste sull'"umano", sulla necessità di umanità quando la barbarie quotidiana rischia di divenire banalità quotidiana. Nella struttura narrativa, un coro come in una tragedia greca, intercala la narrazione. In quest'ultimo romanzo Yehoshua riprende i temi di eros e thanatos, e li sviluppa fino a spingere il protagonista ad identificarsi totalmente con il corpo della defunta, un motivo già sperimentato in Molcho (1987) (Cinque stagioni, Torino, Einaudi, 1993, trad. it di Gaio Scaloni): solo che in quel caso il protagonista si era identificato con la moglie morta di tumore e nell'ultimo con una immigrata praticamente sconosciuta. Un romanziere che parte dall'analisi di situazioni mutuate dalla quotidianità senza lesinare l'utilizzo di approfondite analisi dei personaggi in chiave psicologica, e a volte anche surreale, in un avvicendarsi di situazioni contrassegnate da una forte carica simbolica e che si pone come coscienza critica dell'Israele contemporaneo.

Emanuela Trevisan Semi
Professore di Lingua e letteratura ebraica moderna e contemporanea
Università di Ca' Foscari di Venezia

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